LA CAMPAGNOLA
Nel 1951, quando l’Italia respirava ancora aria di guerra, la Fiat iniziò la produzione della Campagnola, una 4×4 ad imitazione della Jeep Wills che gli americani ci avevano fatto gustare solo qualche anno prima.
Prodotta nelle tre versioni, benzina, Diesel e militare, modificata una prima volta nel 55, ed infine nel 59,è ancora oggi, per noi italiani, sinonimo di fuoristrada.
Uscita di scena nel 74, con l’arrivo della nuova versione, la Campagnola aveva, nella sua configurazione standard, una lunghezza di 3,59 metri, una larghezza di 1,57, la carreggiata anteriore di 1,25 e quella posteriore di 1,26.
Due motorizzazioni che nell’ultima versione erano: un Diesel (già montato sulla 1400), di 1895 cc (Alesaggio 85 X corsa 83,5) capace di sviluppare 47 CV DIN a 3800 giri e capace di spingere la Campagnola alla velocità di 95 Km/h, Ed un benzina di 1901 cc (Alesaggio 82 X corsa 90), capace di sviluppare 61 CV DIN a 4000 giri ed una velocità di 110 Km/h.
Munita di telaio a longheroni, dispone di sospensioni anteriori indipendenti e posteriori a ponte rigido. La trazione è posteriore, inseribile all’anteriore e dispositivo di bloccaggio del differenziale posteriore, 4 marce avanti (prima non sincronizzata) più retromarcia e riduttore che porta le marce ad un totale di 8.
Accreditata di una portata di 480 Kg ed una capacità di traino di 1000 Kg, può superare pendenze del 90% (pari a 90 metri di dislivello su di una distanza di cento metri), guadi da 60 cm e inclinarsi lateralmente di 42 gradi prima di ribaltarsi.
PICCOLA STORIA
La prima proprietà del veicolo fu la SEA, la società aeroportuale che opera (alla data di stesura dell’articolo) all’aeroporto di Milano Linate, dove per molti anni fece il suo regolare servizio, poi, messa in disuso fu ceduta, nel 1997, alla Croce Bianca di Paullo dove è stata restaurata e riverniciata nei loro colori, perdendo quindi l’originale colore bianco e creando un caso di “falso storico”, in quanto la croce Bianca non ebbe mai una Campagnola nel suo parco macchine.
Tuttavia la passione di un gruppo di volontari ha prevalso sugli interessi e sulle speculazioni e pur di salvare il paziente hanno sottoposto la vettura a questa “interpretazione” (unica licenza che si sono concessi).
GIRIAMOGLI ATTORNO
L’allestimento di questa versione (ad opera della carrozzeria Bonfanti di Cinisello Balsamo in provincia di Milano) ha richiesto la modifica dal parabrezza (che ha perso la possibilità di essere abbattuto) e tutta la parte posteriore, compresa la costruzione del tetto e l’allungamento della carrozzeria, le porte anteriori sono state accorciate, incernierate davanti e munite di vetri scorrevoli, è stato separato il vano emergenza dal posto guida da una paratia munita di vetro scorrevole. I posti sono quattro più la lettiga, due anteriori più due posteriori allineati sul lato destro, di cui uno con portiera d’accesso laterale e l’altro ripiegabile con accesso dall’ampio portellone posteriore incernierato sul lato destro.
La ruota di scorta ha trovato posto all’interno di un vano accessibile dal lato posteriore della vettura sotto al portellone, i fanali posteriori sono derivati dalla FIAT 850 famigliare.
E’ stata mantenuta l’originalità nella meccanica e nel posto guida, con la sola aggiunta dei comandi per la sirena ed il lampeggiatore, sostituito il rivestimento dei sedili con uno più consono all’uso, anche le porte sono state munite di adeguati pannelli. Sul lato destro troviamo due porte, una per il passeggero al fianco del guidatore e una per il medico, al fianco del paziente. Sul lato sinistro troviamo solo la porta per l’accesso del conducente, l’infortunato ha l’accesso sul lato posteriore insieme all’accompagnatore, completa l’arredamento un piccolo mobiletto per medicinali sul lato sinistro della vettura al fianco della lettiga.
LA GUIDA
I sedili non sono regolabili e restano un mediocre compromesso.
Appena in movimento il rumore del motore riempie l’abitacolo, in un attimo si inserisce la quarta e tutto quello che la vettura può dare è lì, andare oltre significa combattere con lo sterzo per porre rimedio ai problemi dovuti al tipico assetto fuoristradistico.
A questo punto entrano in gioco anche le vibrazioni, tuttavia sopportabili, lo sterzo risente del peso della vettura, ma grazie al particolare rapporto di riduzione, solo le manovre da fermo richiedano un particolare sforzo.
Più a suo agio nel fuoristrada leggero, patisce di uno scarso angolo di attracco posteriore, dovuto all’allungamento della scocca.
Lo Zingaro.
Per una corretta manutenzione si vedano i prodotti alla pagina editoria