Questa volta lo Zingaro si è trovato a confrontarsi con un’icona della storia automobilistica italiana, ambita dai ladri e scelta dalla polizia; regina di tanti polizieschi al fianco del compianto Maurizio Merli:
Sua Maestà l’Alfa Romeo Giulia 1600 Super
Un amico, grande appassionato di Alfa Romeo ha terminato lo scorso anno il restauro della sua “bambina” (restaurata da lui, è stato carrozziere, ora in pensione).
Gli avevo a suo tempo fornito alcuni ricambi originali introvabili e di tanto in tanto viene a “rubarmi” qualche consulenza.
Qualche giorno fa si presenta alla mia officina e mi dice: “Dai, andiamo a prenderci un caffè, guida tu, così la provi e mi dici le tue impressioni”.
Waw!
Chiudo tutto e salgo al posto guida.
Prima cosa sistemo il sedile, allaccio la cintura che essendo del tipo precedente agli obblighi di legge risulta un po’ anomala ma comunque resta intuitivo il funzionamento.
Un solo specchietto esterno, il sinistro, per giunta di piccole dimensioni mi mette un po’ a disagio ma si sa, con la Giulia si guarda sempre avanti.
Si parte, mi inserisco in strada con cautela e inizio a prendere confidenza con un mezzo che ha più di quarant’anni e potrebbe essere fuori dai canoni abituali.
Invece, più percorro strada più si dimostra docile e ubbidiente ma appena le si chiede un po’ di più è pronta a tirare fuori gli artigli e indisposta a farsi mettere le ruote sul tetto da chicchessia.
“È ancora fredda” mi dice subito, “le marce grattano un po’”, infatti il primo passaggio di marcia si è fatto sentire ma per i seguenti ho eseguito la doppietta e tutto è filato liscio.
Probabilmente da un precedente proprietario è stata un po’ strapazzata, esattamente come si usava negli anni 70’ ed ora si paga il pegno delle goliardate di gioventù.
Nell’abitacolo, a tratti si spande quel profumo di benzina incombusta, tipico dei motori con grandi carburatori. Ma non da nessun fastidio, anzi, risulta alquanto piacevole.
Anche la tenuta è rispettabile, certo non paragonabile alle moderne ma certamente restituisce un valido senso di sicurezza.
Altrettanto per quanto riguarda la frenata: pronta si, ma serenamente modulabile.
Gli interni sono comodi, spaziosi, tranne forse il volante un po’ grande che quasi tocca le gambe ma quello era lo standard di allora, tempi di quando il servosterzo era riservato a veicoli più “pesanti”.
Un giro breve, su strade urbane, senza strafare. Ma al contempo piacevole, rilassante.
Una bella chiacchierata, un caffè e le mie impressioni di guida, cosa a cui il mio amico ci teneva molto in quanto ha avuto modo di conoscere le mie competenze.
Ed eccoci soddisfatti entrambi; una buona mezz’ora di dialogo e la promessa di ritornarmi a trovare. Magari la prossima volta lo porterò al bar del Club des Miles con la sua Giulia, e parleremo di motori insieme ad altri appassionati.
Lo Zingaro